Lineamenti di una storia
La nascita della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale si colloca nell’ambito di una plurisecolare tradizione, sostanzialmente ininterrotta, di ricerche teologiche e umanistiche di cui Firenze è stata centro d’irradiazione.
Gli inizi
Nell’ambito del Medioevo tardoscolastico e del primo Umanesimo, una bolla di Clemente VI dall’incipit In supremae dignitatis (Avignone, 31 maggio 1348) costituiva lo Studium generale florentinum ossia l’Università degli studi, conferendo in perpetuo all’istituzione il diritto di addottorare in sacra pagina, in utroque iure e in medicina, non escluse eventuali altre discipline.
Nel marzo 1348 la peste aveva ucciso a Firenze quattro quinti degli abitanti. Nonostante ciò, nel 1364 anche l’altra massima guida della cristianità, l’imperatore Carlo IV, concedeva prerogative analoghe a quelle papali.
Il periodo umanistico
Un particolare riferimento alla Facoltà di Teologia dello Studio generale è contenuto nella bolla di Eugenio IV Etsi fides apostolica che mirava a garantire una maggiore oculatezza nella concessione del titolo magistrale in teologia. In quei decenni, lo Studio fu oggetto delle cure di sant’Antonino Pierozzi, Cancelliere in quanto arcivescovo di Firenze. Ed è anche il secolo in cui furono discepoli e maestri allo Studio, in teologia o in altre discipline ma comunque con evidenti interessi teologici, Giovanni Dominici, Marsilio Ficino, Agnolo Poliziano, Giano Lascaris: svariate, talora opposte, sensibilità, ma accomunate dall’interesse per le implicanze antropologiche della scientia Dei. Neppure l’istituzione di uno Studium generale a Pisa nel 1472 recò pregiudizio all’Università dei teologi di Firenze, nella quale erano impegnati studenti e docenti di tutti gli ordini religiosi presenti in città; né furono mortificate le humanae litterae, se una bolla di Leone X del 1515, oltre a riconfermare le antiche prerogative, concedeva al Vescovo di Firenze quella di laureare in erudizione poetica.
L’epoca moderna
Nei secoli XVI, XVII e XVIII l’Università di Firenze si specializzò sempre più nelle discipline teologiche, pur coltivando la peculiare tradizione storica e filologica di cui furono testimoni Pier Vettori, Scipione Ammirato, il cardinale agostiniano Enrico Noris, Giovanni Lami e Angelo Maria Bandini. Tra i riconoscimenti che l’Università di Firenze ottenne da parte della sede pontificia, ricordiamo:
1725 - breve di Benedetto XIII;
1857 - lettera apostolica Gravissimas inter Apostolici di Pio IX, che concedeva il privilegio del titolo di “pontificia”;
1895 - approvazione di Leone XIII dei nuovi statuti che garantivano serietà agli studi nell’ambito della universa theologia.
Il Novecento
Sono da ricordare alcune presenze significative nelle espressioni culturali delle istituzioni cittadine, come mons. Emilio Sanesi e don Tebaldo Pellizzari, nella prima metà del secolo.
Il card. Alfonso Maria Mistrangelo, attento alla cultura del tempo come i confratelli scolopi di Firenze, i padri Giovannozzi, Pistelli e Manni, aveva ulteriormente promosso gli studi. Ma nel 1931, con la Costituzione apostolica Deus scientiarum Dominus, Pio XI, pur citando espressamente l’Università fiorentina, sospese a tutte le Università ecclesiastiche il diritto di concedere gradi accademici finché non avessero riorganizzato i loro quadri in conformità a nuove istruzioni. I teologi fiorentini presero atto di quella normativa. In attesa di espletare gli adempimenti richiesti, l’attività dell’Università dei teologi, come ancora si chiamava, fu temporaneamente sospesa: in tal senso va intesa l’espressione ipsa quievit, «fu in quiescenza», che figura nel decreto Attenta rogatione, promulgato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica nel 1976.
Ai nostri tempi
Pur «in quiescenza» lo Studio, allora esclusivamente Studio del Seminario fiorentino, contribuì alla formazione di diverse generazioni di sacerdoti e religiosi ed ebbe nel suo corpo docente figure rilevanti del cattolicesimo e della vita ecclesiale fiorentina e italiana. Basti ricordare padre Stanislao Bellandi OESA, padre Reginaldo Santilli OP, padre Lino Randellini OFM, don Divo Barsotti, padre Samuele Olivieri OFM, mons. Raffaello Parenti, i vescovi mons. Enrico Bartoletti e mons. Giuliano Agresti. Fra gli studenti Lorenzo Milani e Silvano Piovanelli.
Grazie alla convinta e costante opera di promozione degli arcivescovi e cardinali Ermenegildo Florit e Giovanni Benelli, nel 1976 lo Studio Teologico fu affiliato alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana con il decreto Attenta rogatione, sopra citato.
Nel 1986, dopo diversi anni di preparazione, venne inoltrata all’esame della Congregazione per l’Educazione Cattolica la documentazione volta a trasformare lo Studio in Facoltà Teologica. Un ruolo importante in tutto ciò fu svolto da docenti come mons. Valerio Mannucci, già preside dello Studio Teologico Fiorentino, e mons. Enrico Chiavacci.
Nello stesso 1986, in data 18 giugno, la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana riconobbe «l’opportunità di dotare il centro Italia di una Facoltà teologica e la qualificazione di Firenze ad essere sede di tale istituzione». Al tempo stesso suggeriva «che l’istituenda Facoltà si preoccupasse di sostenere e promuovere la cultura teologica nel territorio dell’Italia centrale, anche con gli opportuni collegamenti con le istituzioni teologiche promosse da diocesi e regioni limitrofe».
Il decreto di aggregazione alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana, intitolato In urbe Florentia, emanato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica il 5 marzo 1990 e rinnovato il 16 gennaio 1995, riconoscendo la secolare vocazione teologica di Firenze, confermava il recente impegno e, in relazione alle nuove esigenze spirituali, incoraggiava ad affrontare con sempre maggiore attenzione e competenza le molteplici problematiche religiose attorno al tema centrale dell’uomo.
L’8 settembre 1997, con il decreto Florentiae, clarissima in urbe, è costituita dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale con sede in Firenze.